Nel linguaggio comune, tendiamo ad associare il concetto di dipendenza a sostanze capaci di alterare le nostre percezioni, come le droghe, l’alcol e il fumo, oppure ad attività in grado di suscitarci sensazioni incontrollabili, come il gioco d’azzardo. Molto meno diffusa, invece, è l’idea che si possa essere dipendenti dal cibo. Eppure, le dipendenze alimentari sono ormai ampiamente oggetto di studio in medicina e psicoterapia e, secondo le stime più attendibili, interessano milioni di persone in tutto il mondo, soprattutto nei paesi più ricchi, dove il cibo è reperibile in abbondanza e facilmente. E molto spesso, chi ne soffre fatica a rendersene conto. Per questo motivo, è molto importante fare divulgazione scientifica su questo delicato argomento, che è legato strettamente anche alla diffusione di condizioni di sovrappeso e obesità e delle patologie correlate (diabete, colesterolemia, ipertensione, insulino resistenza, eccetera). Quindi, in questo approfondimento, proveremo a tracciare i contorni della dipendenza da cibo, indagandone anche le cause principali, i sintomi che la rendono riconoscibile e le possibili soluzioni per uscirne.
I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono patologie caratterizzate da un’ alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo. Insorgono prevalentemente durante l’adolescenza e colpiscono soprattutto il sesso femminile. I comportamenti tipici di una persona che soffre di un Disturbo del Comportamento Alimentare sono: digiuno, restrizione dell’alimentazione, crisi bulimiche (l’ingestione una notevole quantità di cibo in un breve lasso di tempo accompagnata dalla sensazione di perdere il controllo, ovvero non riuscire a controllare cosa e quanto si mangia), vomito autoindotto, assunzione impropria di lassativi e/o diuretici al fine di contrastare l’aumento ponderale, intensa attività fisica finalizzata alla perdita di peso. Alcune persone possono ricorrere ad uno o più di questi comportamenti, ma ciò non vuol dire necessariamente che esse soffrano di un disturbo alimentare.
I disturbi alimentari più diffusi sono:
La bulimia è un disturbo alimentare in cui:
Per rimediare alla sovralimentazione, la maggior parte dei soggetti ricorre al vomito e all’attività fisica intensa. Alcune persone assumono lassativi per indursi la diarrea. Oppure, possono assumere diuretici per urinare. Di solito, hanno un peso nella media. Di solito, la bulimia ha inizio nell’adolescenza o in giovane età adulta ed è più comune tra donne e ragazze. Può essere causata dalle pressioni sociali ad esser magri. La bulimia può essere ereditaria.
Il termine “anoressia” (che significa letteralmente “perdita dell’appetito”) è in realtà inappropriato, perché le persone che ne soffrono vorrebbero mangiare, ma rifiutano il cibo per paura di ingrassare. Questa paura, che diviene il punto centrale della loro vita, deriva da un’alterazione dell’immagine del proprio corpo, che viene percepito come troppo grasso anche se è sottopeso o in una condizione di magrezza patologica. Non è facile definire la soglia di peso che permette di diagnosticare l’anoressia. In linea di massima si adotta il criterio di un peso corporeo inferiore di oltre il 15% al peso normale per età e sesso oppure un Indice di Massa Corporea (IMC) uguale o inferiore a 17 (calcolato come rapporto tra il peso in chilogrammi e il quadrato dell’altezza in metri). La gravità del quadro anoressico è maggiore a mano a mano che l’IMC si abbassa.
L’obesità è una malattia che si caratterizza per un accumulo patologico di grasso corporeo con conseguenze importanti per lo stato di salute e la qualità di vita. L’obesità è uno dei maggiori problemi di salute pubblica a livello mondiale: essa infatti riduce l’attesa di vita e ne peggiora molto la qualità. La diagnosi di obesità si pone calcolando l’indice di massa corporea (BMI): quando questo è pari o superiore a 30 parliamo di obesità. In generale l’eccessivo deposito di tessuto adiposo avviene quando si crea uno squilibrio tra introito e consumo energetico. Ma perché alcuni mangiano più del necessario? Mangiare più del dovuto è mancanza di volontà? Recenti studi (2023) di neuroscienze hanno spiegato come la reazione al cibo sia diversa nel cervello di una persona normopeso rispetto al cervello di una persona con obesità, e questo ci aiuta a capire meglio la malattia. Il cervello delle persone con obesità alla vista del cibo subisce un’iperattivazione di alcune aree (nello specifico dell’ippocampo) e questo porta le persone affette da obesità a mangiare anche in assenza di fame. La presenza dei chili di troppo porta a una cattiva qualità di vita: le persone obese fanno fatica anche per piccoli movimenti, respirano male, possono avere disturbi del sonno e soffrire di dolori da sovraccarico a ginocchia, anche, colonna vertebrale. Soprattutto però l’obesità è causa di molte malattie, essa infatti può accompagnarsi a malattie cardiovascolari (ipertensione arteriosa, infarto, ictus, embolia polmonare), diabete di tipo 2, dislipidemia, apnee notturne, alcuni tipi di tumore, asma, depressione, infertilità femminile, disfunzione erettile, incontinenza urinaria da sforzo.